sabato, settembre 01, 2007

..straining..

Così è stato recentemente definito un altro tipo di comportamento vessatorio negli ambienti di lavoro.
Dopo "mobbing" (persecuzione sistematica e prolungata), "bossing" (terrorismo psicologico dall'alto) e lo "stalking" (morboso interesse da parte di un molestatore) è stato possibile identificare questo comportamento persecutorio che si differenzia dagli altri perchè spesso si esaurisce in un unico atto vessatorio.
Questo unico atto però determina una serie di conseguenze a catena a livello psicologico, danneggiando potenzialmente le dimensioni affettive, relazionali e fisiche della vittima.
Sembra che gli obiettivi dello strainer siano quelli di dequalificare il collega o subordinato e quindi di eliminare tale soggetto dalla competizione presente nell'ambiente di lavoro.
A seguito dell'azione vessatoria la vittima va incontro ad una forte diminuzione di autostima che si traduce in ambito lavorativo con un progressivo disimpegno fino all'allontanamento da esso.
Parallelamente tali problematiche si riflettono nella vita di tutti i giorni a livello relazionale e familiare arrivando a livelli preoccupanti di manifestazioni depressive.
Le persone strainizzate descrivono la loro situazione in:
-senso di inadeguatezza
-percezione di annullamento
-deliri persecutori
-disturbi alla sfera sessuale.

La richiesta di aiuto ad uno specialista avviene quando ormai il soggetto ha perso il posto di lavoro e quindi la propria identità sociale e i problemi si sono riflessi all'interno della famiglia.

Trovo preoccupante l'insorgenza di tali fenomeni, sembra quasi che le aziende si servano di queste azioni per allontanare il personale più debole...ipercompetizione?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh vista la tua ultima esperienza lavorativa devi essere esperto dello straining!!!

Anonimo ha detto...

Secondo te è possibile che ci si possa sentire mobbizzati immotivatamente, cioè, che una persona si senta perseguitata senza motivazioni apparenti? oppure se si sente così è perchè ha già subito una di queste vessazioni e forse non se n'è resa conto ?

dioniso ha detto...

Robi, sono possibili entrambi le ipotesi da te scritte.
Nel primo caso (mobbizzato immotivamente) potremmo essere di fronte a un delirio persecutorio magari nato da motivazioni di insoddisfazione all'interno dell'ambiente o chissachè che però portano la persona a dare la colpa del suo star male a quel particolare motivo...cioè ai colleghi o ai superiori nell'ambiente lavorativo.
Altresì è possibile che, come nella seconda ipotesi (mobbing subito inconsciamente), la persona sia talmente entrata nei meccanismi aziendali e di ipercompetitività presenti trovando così, normali, comportamenti vessatori nei propri confronti e non accorgersi quindi che il limite è stato superato e che si sta vivendo un caso di Mobbing.

IN OGNI CASO, per risolvere il dubbio basta rivolgersi ad uno SPECIALISTA descrivendo la situazione e lui saprà indicare alla persona percorsi adeguati alla situazione.

Spero di essermi fatto capire...ciao

Anonimo ha detto...

Marco, quello che dici tu è giustissimo, ma purtroppo ci sono anche tantissime persone che usano la parola "mobbing" (senza magari sapere nemmeno cosa voglia dire esattamente) tanto per trovare un motivo per far causa al datore di lavoro pensando di fargli sborsare un bel po' di soldini... Ho sentito di una segretaria che voleva fare causa al suo datore di lavoro solo perché, in seguito ad un errore abbastanza grave, le ha detto "lei è una cretina!!"

In realtà, in una causa legale il mobbing non è semplice da accertare e, in ogni caso, il lavoratore rimane sempre l'anello debole... come quella signora che, a mio avviso giustamente, dopo la causa civile voleva perseguire penalmente il suo capo che l'aveva mobbizzata ed il tribunale ha rifiutato l'accusa in quanto il mobbing, come reato penale, non esiste.
Ad essere sincera credo che la cosa più sconcertante sia questa... un reato contro la persona, che nei casi più gravi può rovinare la vita a chi lo subisce, nel nostro ordinamento giuridico è "solo questione di soldi".

Anonimo ha detto...

Sei stato chiaro, ma il finale con lo specialista è un po' borderline, non trovi ? Io penso che se uno alla fine decide di andarci, ha già perso.

dioniso ha detto...

vedi Robi, questa purtroppo è l'idea che abbiamo in Italia degli psicologi...migliaia di persone che si iscrivono alle facoltà ma poi la gente trova il rivolgersi a uno specialista una cosa da ..."ok, non ce la faccio più da solo, mi rendo conto che sto impazzendo...vado dallo psicologo.." e invece potrebbe essere molto più semplice anche per chi poi segue un qualsiasi caso poter seguire la persona prima possibile...
Scusa ma questa è una delle cose che mi da fastidio oltre alle signore del post di ieri...

Andare dallo specialista non è borderline è solo cercare di trovare un aiuto, una guida in un percorso che poi Tu devi fare...possono darti un'indicazione, magari non riescono neanche a darla...insomma...dovrebbe essere una cosa normale in questi casi rivolgersi a a chi di dovere...può essere anche il sindacato...